“L’architetto è un individualista”. Mai pronunciata questa frase?
Purtroppo questo modello, valido diversi anni fa, è molto utilizzato ancora oggi.
L’architetto individualista non è più, però, il modello che funziona se si vuole essere architetti “felici” ai giorni nostri.
Questa è anche una delle questioni più sentite e urgenti, su cui mi sono confrontata con gli ordini professionali in questi giorni.
Se fare network e squadra è una necessità, e se decidere di collaborare è facile, far funzionare le cose è tutta un’altra cosa.
Da un lato c’è resistenza e dall’altro occorre sapere come fare a costruire una squadra ed un progetto di team.
La credenza che ci debba essere una ed un’unica star, è una delle convinzioni che creano ostacolo verso questo cambiamento e su cui, se si vuole essere competitivi, è necessario lavorare.
Gli architetti giovani sono quelli più aperti al nuovo modello, ma spesso non sanno come fare e quando, dopo che si sono uniti, iniziano a girare le cose, incontrano le difficoltà e i contrasti di visioni e modalità che non sono state allineate e condivise.
La soluzione però c’è: formarsi e applicare… ed essere architetti “felici”
