Come combattere la demotivazione

Perché gli architetti fanno così fatica?

Perché c’è sempre troppo da fare e si ha la sensazione che più si fa, più ce n’è da fare?
Ne parlavo proprio oggi pomeriggio con un collega.
Titolare di un bello studio.

Ottimi risultati, interessanti progetti.

Clienti importanti, passaparola che alimenta il business e garantisce tranquillità economica, continuità di lavoro… eppure… Il peso di dover sempre essere presente in prima persona durante tutte le fasi del processo, la sensazione di non poter rallentare e la convinzione di non poter contare su collaboratori formati per il cantiere, lo stanno demotivando a tal punto da voler lasciare tutto e dedicarsi ad altro.

Quando un professionista con questa struttura, questi risultati e questi pensieri, è in sofferenza, si trova nel momento in cui serve un cambio di passo.
Sente che tutto il castello sta in piedi per il suo personale lavoro, che l’attività dipende completamente da se stesso, dalle sue capacità, dalla sua presenza.
Questa consapevolezza lo spaventa e non gli piace.
Gli chiedo: sai dirmi quali sono le differenze tra creare e avere uno studio al cui centro sta il professionista, il suo genio e il suo lavoro, e creare e avere uno studio al cui centro stanno struttura e business? Non sa rispondere. Le mie risposte:

Libertà di progettare

Libertà di poter non esserci

Avere una realtà vendibile che supera il tempo

La mia risposta lo fa riflettere, gli piace moltissimo e aggiunge “parliamone”!

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